Colf e Badanti dovrebbero vaccinarsi? Questa è sicuramente una delle domande più spinose da quando è entrata in vigore la campagna vaccinale . Al di là del mero aspetto ideologico che riguarda principalmente il pensiero della singola lavoratrice, è innegabile che la questione del sì vaccino/ no vaccino per le badanti, unito all’obbligo del Green Pass introdotto recentemente, abbiano complicato non poco le cose. 

Avere dunque un’idea chiara su cosa bisogna fare in questi casi, come tutelarsi e quali sono i rischi concreti sia per il lavoratore che per il datore di lavoro è quanto mai fondamentale. In questo articolo cerchiamo quindi fare chiarezza cercando di risolvere alcuni dei dubbi più comuni in modo da non farsi trovare impreparati

La badante è obbligata a sottoporsi al vaccino contro il covid-19?

Con questa domanda torniamo al nostro punto di partenza. Per la badante – e in via generale per i collaboratori domestici – è obbligatorio sottoporsi al vaccino? La risposta è sì. Colf e badanti, in base alle recenti disposizioni del Governo, sono obbligati ad essere vaccinati a partire dal 15 ottobre 2021.

Se infatti per operatori sanitari e personale scolastico (docenti e ATA), tale obbligo appare assodato, per la categoria delle colf e delle badanti l’introduzione dell’obbligo di Green Pass, ha richiesto qualche riflessione in più. Le badanti al pari di OSS e infermieri lavorano infatti a stretto contatto con soggetti a rischio, la cui condizione di salute potrebbe rivelarsi estremamente fragile.

Eppure sono diversi i nodi che riguardano il lavoro in ambito domestico tra cui si segnala il lavoro in nero molto diffuso in questo tipo di mansioni, tanto da riguardare quasi il 50% dei lavoratori. Tuttavia, proprio perché non c’è possibilità che il lavoro in nero risulti in qualche modo, rimane ancora complicato delineare quale sia il confine tra la scelta o meno di vaccinarsi.

Il datore può licenziare la badante? 

Facciamo adesso un ulteriore passo: la badante può essere licenziata perché sceglie di non vaccinarsi? Se sì, quando? Se da un lato l’obbligo a vaccinarsi è diventato una realtà anche per questa categoria di lavoratori, dall’altro sono molti i nodi ancora da sciogliere. Nel caso in cui la badante scelga di non vaccinarsi, il datore di lavoro può procedere al licenziamento per giusta causa, qualora lo ritenesse opportuno. Si tratta di un provvedimento di tipo disciplinare che trova il suo fondamento su rapporto di fiducia tra datore e lavoratore, che può venir meno di fronte al rischio per la salute dell’assistito.

C’è di più perché a questo proposito l’ex ministro dell’ambiente Sergio Costa (ora sostituito da Roberto Cingolani), ha dichiarato che il provvedimento normativo risulta difficile in questo caso perché il lavoro si svolge tra le mura domestiche. Pur essendo quindi forte l’esigenza di fornire un’adeguata tutela all’anziano e comunque ai soggetti con patologie, la natura del rapporto, così come il luogo di svolgimento devono essere presi in considerazione.

In definitiva, rifiutarsi di sottoporsi al vaccino e di conseguenza scegliere di non ricevere il Green Pass significa prima di tutto causare un reale rischio non solo all’anziano, ma anche a tutta la famiglia ospitante. 

Cosa fare se la badante non vuole vaccinarsi?

Qualora la badante scegliesse di non vaccinarsi come ci si può tutelare? A fornire una serie di indicazioni troviamo l’associazione di categoria Assindatcolf che, a tal proposito, ha proposto alle famiglie due strade da perseguire. La prima e quella in apparenza più semplice riguarda l’inserimento di una precisa clausola nei contratti di nuova stipula. In questo caso, qualora la badante o la colf si rifiuti di sottoporsi alla vaccinazione si potrà provvedere all’interruzione del rapporto secondo le modalità previste dal CCNL.

Diversamente si potrà in ogni caso procedere con il libero recesso, anche in questo caso secondo le direttive contenute nel CCNL sul preavviso – rende noto il Presidente di Assindatcolf Zini nel comunicato datato 26 luglio 2021. Si può ricorrere a questa seconda ipotesi nel caso in cui si “avesse dei rapporti di lavoro già in essere e si trovasse in difficoltà nell’essere assistito da personale dipendente che non intende vaccinarsi”. 

Cosa rischia la badante che non vuole vaccinarsi? 

vaccino badanti

Foto di Sabine van Erp da Pixabay 

Le ultime disposizioni del Governo nel merito stabiliscono che, per chi non esibisce il Green Pass, scatta automaticamente l’assenza ingiustificata. Ciò comporta la sospensione del rapporto di lavoro e conseguentemente dello stipendio. Se la lavoratrice dovesse contravvenire a tali disposizioni potrà inoltre scattare una sanzione che può andare dai 600 ai 1500 euro.

C’è tuttavia un nodo da sciogliere. Secondo quanto stabilito dal Governo qualora la badante sia impiegata in un’azienda con meno di 15 dipendenti potrà conservare il posto di lavoro. Naturalmente, questa clausola non impedisce del tutto il licenziamento, che può comunque essere effettuato secondo quanto previsto dal contratto nazionale. L’opzione migliore per tutti rimane la stessa: assicurarsi che tanto i lavoratori quanto i datori di lavoro siano in regola dal 15 ottobre in poi, onde evitare spiacevoli sorprese.

Se la badante non può vaccinarsi? 

Non ultimo, analizziamo il problema da un’ulteriore angolazione. E se la badante non potesse vaccinarsi, ad esempio per motivi di salute? Chi riesce a dimostrare che sottoporsi alla vaccinazione può cagionare un reale rischio per la salute non potrà essere allontanato dalla mansione lavorativa, né tanto meno gli potrà essere tolto lo stipendio. Potrà dunque lavorare come ha sempre fatto, a patto di mostrare al datore di lavoro la certificazione del proprio medico di base. In un lavoro delicato e importante come quello di una badante, è fondamentale garantire quanta più sicurezza possibile. Il vaccino tutela non solo l’assistito, che si trova in una fase particolarmente delicata della sua vita, ma anche la lavoratrice, che ridurrà notevolmente il rischio di contagiarsi e di doversi sottoporre a quarantena. Che siate una badante o il suo datore di lavoro non importa, la salute è un bene prezioso da tutelare in ogni modo.