Come fare per averlo, quali vaccini sono ammessi in UE e cosa accade se la badante non ce l’ha
Il 15 ottobre scorso è entrato in vigore, in tutta Italia, il provvedimento governativo che prevede l’obbligo del Green Pass per tutti i lavoratori e le lavoratrici. Essi dovranno esibirlo sul posto di lavoro entro cinque giorni dall’entrata in vigore del decreto legge 127/2021 che sancisce, appunto, l’obbligo di certificazione verde per i lavoratori di ogni settore.
Tutto chiaro per quanto riguarda impiegati, lavoratori nella ristorazione e nel turismo, operai, addetti e commessi, ma rispetto a chi svolge il lavoro di badante come si procede con il Green Pass?
In questo articolo vi aiutiamo a fare chiarezza riguardo alla situazione di chi si trova ad operare in quest’ambito come badante o come datore di lavoro di una badante. In altre parole, ecco come mettervi in regola se lavorate nel campo dell’assistenza e come muovervi se avete assunto una badante che non ha il Green Pass oppure che è vaccinata con lo Sputnik.
Come ottenere un Green Pass valido per una Colf
Per avere accesso alla certificazione verde necessaria a tutti i lavoratori e lavoratrici in Italia, ci sono tre modi:
- Effettuando la vaccinazione;
- Sottoponendosi ad un tampone che abbia esito negativo e una validità di 48 ore (72 ore se il tampone è molecolare);
- Esibendo un certificato di avvenuta guarigione da Covid-19 negli ultimi 6 mesi.
Tuttavia, per quanto riguarda il lavoro di badante è necessario fare una riflessione ulteriore in merito. Chi fornisce assistenza a soggetti fragili o anziani è a contatto ogni giorno con persone più a rischio di contrarre il virus e di sviluppare la malattia con un decorso più grave di altre persone. Per questo, anche se le badanti non hanno l’obbligo legislativo di vaccinarsi (a differenza, per esempio, degli impiegati in ambito sanitario, RSA e simili), è bene comprendere che fornire assistenza ad una persona fragile comporta una responsabilità maggiore rispetto ad un lavoratore o una lavoratrice in altro ambito. Non si tratta di mettere in dubbio la libertà del singolo di vaccinarsi o meno, ma di tutelare dei soggetti che sono esposti a dei rischi specifici.
Cosa dice il governo italiano in merito all’obbligo di Green Pass per le badanti?
Nelle FAQ del Governo sul Green Pass pubblicate il 19 ottobre sul sito di Palazzo Chigi il governo chiarisce che colf e badanti che, per cinque giorni, non forniscono un Green Pass valido al loro datore di lavoro non potranno continuare a lavorare.
Inoltre, per quanto riguarda il luogo di lavoro e quindi il domicilio dell’assistito o dell’assistita: “Se la badante non possiede il Green Pass non potrà accedere al luogo di lavoro”. Questo perché prevale il “diritto della persona assistita di poter fruire con soluzione di continuità dell’assistenza, ricorrendo ad altro idoneo lavoratore”. In altre parole, il diritto di chi beneficia dell’assistenza primeggia e, quindi, la badante senza Green Pass può, e deve, essere sospesa dall’incarico di lavoro in modo da lasciare il posto a un altro lavoratore o lavoratrice che possegga la certificazione verde.
Badante senza Green Pass
Nel caso in cui la badante sia convivente dovrà abbandonare l’abitazione dell’assistito o dell’assistita e, quindi, decadrà, anche il suo diritto al vitto e alloggio. Ciò può avvenire perché il vitto e l’alloggio sono prestazioni di natura retributiva, ossia vengono fornite perché e fintantoché la badante compie un’attività lavorativa in quello stesso domicilio. Quindi, nel caso in cui decada il rapporto di lavoro domestico, è corretto far decadere anche vitto e alloggio.
La decisione dell’UE riguardo alla validità del vaccino Sputnik
Negli scorsi giorni il portavoce della Commissione Europea, Christian Wigand, ha comunicato alla stampa che il riconoscimento del vaccino Sputnik è una decisione nazionale, ossia è una delibera che spetta ai singoli Stati membri dell’Unione Europea. Tuttavia, ha anche specificato che qualsiasi provvedimento prendano i vari Paesi esso deve comunque essere “senza discriminazioni” nei confronti delle persone provenienti da altri Stati. Occorrerà, quindi, una decisione formale dei singoli governi per risolvere i problemi di tutti i cittadini e lavoratori immunizzati con un vaccino non approvato dall’OMS. È esattamente questo il caso dello Sputnik, il vaccino non adottato dall’EMA (European Medicines Agency) ma approvato, e ampiamente utilizzato, in Russia ed altri Paesi sia europei che extra-europei.
Una soluzione possibile è quella di fare riferimento all’accordo di mutuo riconoscimento tra i Paesi UE ed extra UE previsto dal regolamento sul Green Pass della Commissione Europea. Tramite questo atto, i Paesi europei riconoscono i certificati vaccinali emessi da Stati al di fuori della comunità senza discrimine sulla tipologia di vaccino utilizzato. Ad oggi, questa lista di Paesi comprende 14 Stati tra cui Albania, Marocco, Macedonia, Svizzera, Ucraina e Turchia. È, inoltre, in corso d’opera l’estensione di questo accordo anche ad altri 45 Paesi.
La posizione dell’Italia nei confronti del nodo Sputnik-Green Pass
L’Italia cos’ha deciso in merito? La questione è ancora al vaglio ma giungono segnali positivi dal governo. Soprattutto dopo la delibera arrivata il 15 ottobre riguardo gli abitanti della Repubblica di San Marino, quasi tutti vaccinati con lo Sputnik, che prevede una proroga all’esenzione dal Green Pass fino al 31 dicembre 2021.
Per quanto riguarda i cittadini e lavoratori italiani invece, Gianni Rezza, Direttore Generale alla prevenzione del Ministero della Salute, ha fatto sapere in conferenza stampa di essere in dialogo aperto con gli altri Paesi europei. Stanno, infatti, valutando se procedere con “un mutuo riconoscimento o con l’esenzione”. In altre parole, i vari Stati europei stanno decidendo se muoversi verso un’ulteriore dose di vaccino (si tratterebbe, in questo caso di Moderna o Pfizer) o derogare. L’Italia, in proposito, ha tutta l’intenzione di mettere in regola tutti e tutte coloro che hanno fatto Sputnik per permettere loro di lavorare.
Parlando di numeri, in questo modo il nostro Paese recupererebbe migliaia di lavoratori e lavoratrici di cui una fetta consistente – di circa 50mila persone secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale DOMINA sul Lavoro Domestico – sono proprio badanti che si occupano di assistenza a cittadini e cittadine italiane. Trattasi, quindi, di forza lavoro che ha completato il ciclo di vaccinazione e che sta solo aspettando di poter riprendere le proprie mansioni.